Georgia Tramacere, all’anagrafe Georgia Iben Ilaria Tramacere, classe 1987, é un'operatrice culturale, specializzata nel settore teatrale.
Alle spalle una laurea in Relazioni Internazionali e una specializzazione in Management dello sport presso Roma Tre, città determinante per la sua formazione.
Da sempre impegnata nel settore del welfare culturale e della progettazione culturale, negli anni si è occupata di progetti di inclusione sociale e integrazione, con un occhio sempre attento alle dinamiche sportive del territorio, passione che l’ha vista anche protagonista sul campo. Attualmente coordina progetti internazionali di sviluppo della arti performative rivolti a bambini, disabili, giovani, migranti, detenuti, malati di alzheimer.
È socia della cooperativa Koreja, teatro tra i più importanti del sud Italia, nato nel 1985 e che ancora oggi organizza stagioni teatrali, laboratori teatrali, produce spettacoli, organizza tournée e promuove cultura in Italia e all’estero.
Vicesindaco, per due mandati, del comune di Aradeo dal 2017 con delega alla cultura, all’ambiente, alle politiche giovanili e al turismo; oggi è componente della segreteria provinciale del PD con delega alla cultura e al turismo.
Questa campagna elettorale mi sta regalando forti emozioni e la sto affrontando con grande entusiasmo. La circoscrizione è veramente vasta e la sto percorrendo su e giù ogni giorno, incontrando e conoscendo tante persone, ricevendo mille sorrisi, abbracci e strette di mano.
Sono un’operatrice culturale e vivo del mio lavoro. Far fronte a questa candidatura presuppone un grande sforzo economico per avere un comitato elettorale o per la stampa di tutto il materiale necessario alla diffusione di quello che è il mio pensiero politico. In tanti hanno messo a disposizione gratuitamente il loro tempo e mi stanno accompagnando attraverso questa straordinaria esperienza, ma non basta.
Per costruire insieme questa Europa, più forte, più inclusiva, più grande, un’Europa di tutti, ho bisogno di tutto il vostro sostegno, e anche un piccolissimo contributo può essere importantissimo.
L’Europa è davanti ad un bivio cruciale della sua storia, dal quale dipenderà la sua identità e forse la sua sopravvivenza. Sono convinta che serva uno slancio in avanti carico di utopia ed entusiasmo.
L’Europa, partendo dalle proprie origini, è in grado di rinnovare e rilanciare il proprio ruolo tenendo insieme le sfide globali e le esigenze locali, i destini collettivi e le storie individuali.
Mi candido con il desiderio di rappresentare una generazione e un territorio che vogliono contribuire a dare un nuovo volto all’Europa, quello della pace, dei diritti, della giustizia ambientale, dell’inclusione, delle opportunità e della speranza verso il futuro.
Perché l’Europa non può essere la sommatoria di destini individuali, ma deve essere un percorso collettivo.
Perché l’Europa è un patrimonio di tutti, con la sua storia individuale, la sua competenza, la sua passione.
Perché l’Europa di cui sentiamo il bisogno è l’Europa di tutti.
Se sparisce il Sud l’Italia non esiste. C’è stato un momento nella storia di questo Paese in cui colmare il gap tra Nord e Sud non era utopia, ma realtà, con una data ben precisa di raggiungimento dell’obiettivo.
Il 13 settembre 1972 la prima pagina del Corriere della Sera aveva il seguente titolo: «Il divario fra Nord e Sud verrà colmato nel 2020». Nell’articolo si spiegava che sarebbe stato necessario (e sufficiente) mantenere il livello di investimenti al Sud di quel momento storico.
Poi le classi dirigenti di questo Paese hanno scelto di scrivere un’altra storia. Si è dolosamente smesso di credere che per il Sud ci fossero ancora possibilità. Si è fatto passare il Sud per una causa persa. Si è cessato di scommettere sul suo ulteriore sviluppo, sulla sua industrializzazione e competitività.
La destra intende reiterare questo disegno spietato, dimostrando con l’autonomia differenziata di non aver imparato dagli errori del passato.
In questo scenario l’Europa è un raggio di luce, è speranza di un futuro migliore per il nostro Sud. Lo ha dimostrato con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nel corso della più drammatica emergenza degli ultimi decenni, quella della pandemia.
All’Europa degli egoismi nazionali e delle autonomie che diventano disparità territoriali noi rispondiamo con la nostra idea di Europa di tutti: solidale, inclusiva impegnata a ridurre le disuguaglianze, non ad aumentarle.
E lo facciamo rappresentando orgogliosamente un territorio che ha innumerevoli storie di successo, che ha dimostrato in questi anni di poter competere in maniera sana con chiunque da un punto di vista economico, sociale e culturale.
Rispediamo al mittente la narrazione di un Mezzogiorno accattone o malato terminale, da trattare in modo compassionevole e caritatevole. Il Sud non ha bisogno di aiuti o salvataggi, il Sud ha il diritto di reclamare parità di condizioni, perché in questo modo è assolutamente in grado di annullare il gap rispetto al resto del Paese.
È compito di ognuno di noi smascherare questa insopportabile retorica, costruendo un’Europa che metta al centro dei propri obiettivi ed investimenti un rinnovato protagonismo del Sud e una piena uguaglianza di opportunità tra i territori.
“L’amore della giustizia e della libertà ha prodotto un frutto meraviglioso. Un frutto che non marcisce, perché ha il sapore della felicità”.
A scriverlo, in una splendida poesia dal titolo “il volto della pace” che Pablo Picasso trasformerà successivamente in disegno, è Paul Eluard.
In questo terribile momento storico, scosso da guerre, violenza e sopraffazioni che si consumano nel cuore dell’Europa o a pochi passi da essa, è necessario recuperare la consapevolezza di questo frutto meraviglioso e immarcescibile che è la pace.
E agire, immediatamente. L’Unione Europea, nata dalle ceneri del nazifascismo e dalla tragedia della più terribile guerra nella storia dell’umanità, può e deve giocare un ruolo diverso nello scenario internazionale, diventando costruttrice di pace nel mondo.
Per farlo, è necessario un rinnovato protagonismo a livello globale e l’avvio di una forte iniziativa diplomatica per porre fine immediatamente all’escalation militare in Ucraina, nei territori palestinesi e nei diversi teatri di guerra.
Non è rendendo sempre più muscolare lo scontro tra NATO e Russia, né invocando guerre di civiltà o di religione nel conflitto israelo-palestinese, che si assicurerà ai cittadini europei un futuro di pace, sicurezza, benessere e prosperità.
All’Unione Europea spetta il compito di potenziare tutti gli strumenti di cooperazione internazionale esistenti e di promuovere immediatamente un’iniziativa diplomatica che porti alla fine delle ostilità e ad una Conferenza di Pace tra Ucraina e Russia e tra Palestina ed Israele.
L'Europa è fondata su una serie di valori condivisi che vincolano gli Stati membri e uniscono tutti i cittadini. Sono principi fondamentali come il rispetto della dignità umana, la libertà, la democrazia, l'uguaglianza, lo Stato di diritto, la tutela dei diritti umani a rendere l’Unione Europea un attore autorevole a livello internazionale. Senza i suoi diritti e le sue libertà fondamentali, l’Europa non ha ragione di esistere.
In un momento storico in cui le venature autoritarie delle democrazie rischiano di essere sempre più tollerate o addirittura percepite come una soluzione ai problemi delle persone, è necessario rilanciare la centralità dei diritti nello spazio europeo.
Non sono tollerabili concessioni di alcun genere da questo punto di vista. Negli ultimi anni il Parlamento europeo ha evidenziato il peggioramento della situazione legata allo Stato di diritto, specialmente in alcuni paesi.
È necessario assicurare la centralità e un potere di iniziativa costante al Parlamento Europeo per garantire il rispetto dei diritti fondamentali da parte degli Stati membri, attivando tutti gli strumenti sanzionatori previsti dai Trattati, incluso il congelamento del trasferimento dei fondi comunitari in tutti i casi in cui si accerteranno delle violazioni.
In materia di sostenibilità ambientale l’Europa ha dimostrato di poter essere leader a livello globale, attraverso una regolamentazione avanzata e programmi ambiziosi come il “Green Deal”.
È un percorso appena intrapreso, che non ammette interruzioni o rallentamenti da parte di difensori dello status quo e negazionisti climatici. Lo dobbiamo alla prossima generazione, perché il tempo sta per scadere.
Occorre impegnarsi a mettere in pratica quanto già deciso in questi anni, a partire dal raggiungimento dell’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050.
Accanto a questo serve una transizione giusta, che risponda alle preoccupazioni sociali delle persone e che protegga i più deboli. Per avere un trasporto pubblico locale a ridotta emissione di co2, un’agricoltura più attenta alla biodiversità o attività economiche più sostenibili sono necessarie maggiori risorse finanziarie, soprattutto a favore dei soggetti e dei territori meno fortunati.
È necessario lavorare sulla programmazione comunitaria in materia ambientale, prevedendo linee di finanziamento specificamente orientate a sostenere i costi sociali ed economici di enti locali, cittadini e imprese del Sud, da sempre con minori opportunità.
In Europa stanno aumentando le disuguaglianze tra le persone e tra i territori. La disparità dei livelli di reddito pro-capite sta mettendo a rischio la coesione economica e sociale all’interno dell’Unione, minacciando il sostegno popolare al progetto europeo e rafforzando minacciosi rigurgiti nazionalisti.
È necessario superare la concorrenza al ribasso sul fronte fiscale e salariale, avvicinando quanto più possibile le aliquote fiscali e i livelli salariali tra i diversi Stati membri.
Bisogna iniziare a costruire un welfare europeo, mettendo al centro le esigenze dei territori come il Sud, più in difficoltà da un punto di vista socioeconomico.
Il nostro mar Mediterraneo non può essere un luogo di morte e disperazione, ma di opportunità. È indispensabile lavorare ad una revisione del Regolamento di Dublino e recuperare una maggiore collaborazione a livello europeo nella gestione dei flussi migratori, che nei prossimi anni saranno necessari per fronteggiare il calo demografico e per rispondere alle esigenze produttive e del mondo del lavoro europeo.
Nel corso della più drammatica emergenza degli ultimi anni, quella della pandemia, l’Europa ha mostrato il suo volto migliore, quello della solidarietà. Il PNRR nasce infatti da una decisione storica, quella di emettere debito comune, garantito da tutti gli Stati membri.
Anche da questo punto di vista, non sono tollerabili passi indietro. Crediamo nell’Europa delle opportunità, non dell’austerità.
È necessario consentire lo scorporo delle spese per investimenti in settori strategici come istruzione, università, ricerca, cultura e sostenibilità ambientale dal patto di stabilità.
Inoltre, è fondamentale creare strumenti permanenti per l’emissione di debito comune finalizzato a finanziare programmi straordinari che, unitamente a quelli già esistenti, possano contribuire a ridurre il divario tra i territori e a sostenere le aree più svantaggiate, come il Mezzogiorno.